Un piacevole itinerario ai piedi della città di Perugia lungo le sponde del fiume Tevere, immersi nella natura e nelle tradizioni del contado perugino.
Di domenica, si consiglia la prenotazione per la visita dell’antico FORNO A LEGNA almeno un giorno prima al num. 075.6920122.
I molini – La chiesa parrocchiale – L’antico forno a legna
LA CHIESA PARROCCHIALE DI SANTA MARIA MADDALENA IN PONTE VALLECEPPI
La più antica citazione dell’edificio sacro dedicato in Ponte Valleceppi a Santa Maria Maddalena si ha nel 1311, aveva cinque altari ed era fin da quell’epoca intitolata a S. Maria Maddalena. Demolita per le pessime condizioni strutturali causate dalle soventi inondazioni del vicino fiume Tevere, nel 1882 l’allora parroco Don Ferdinando Scarabattoli iniziò la costruzione del nuovo tempio terminato nel 1913.
Merita sicuramente menzione la facciata disegnata dall’Ing. Edoardo Vignaroli: su di essa sono state introdotte decorazioni e quadri a figura in maioliche e riverbero (oltre quelle in terracotta e pietra) eseguite con mirabile effetto dall’artista Alfredo Santarelli (1874-1957), ceramista presso la bottega Rubboli e grande maestro del lustro gualdese. La decorazione è composta da due stemmi (uno di San Pio X e l’altro di Mons. Beda, allora arcivescovo della città di Perugia) e da due raffigurazioni uniche nel loro genere: la Sacra Famiglia e Maria Maddalena con il vaso degli unguenti.
Fu Don Alessandro Rossetti a decorare lo spazio che circondava l’Altar Maggiore, allora orientato secondo Vetus Ordo. Il restauro ha rimosso le sconsiderate imbiancature post conciliari, che furono apposte non solo sulle pareti absidali, ma su quelle dell’intera chiesa. La decorazione pittorica, che grazie al recente restauro è stata ripristinata nel suo aspetto originario, fu eseguita nel 1929 da Ascanio Guglielmo da Panicale, che appose firma e data nel libello della figura del santo posta sulla lunetta in alto a destra della cupola, quasi a rievocare un’usanza quattrocentesca.
Il tema decorativo è riconducibile alla cosiddetta Geometria Sacra, utilizzata soprattutto nell’arte cristiana dei primi secoli. Si caratterizza per la marcata presenza di più forme geometriche combinate: centro e punto, cerchio e croce, quadrato e triangolo.
Il significato delle figure geometriche suddette parte da quella del centro, che simboleggia il Principio e il Reale Assoluto, il quale va trovato in Dio stesso: il luogo sacro infatti è centro e asse del mondo. Nella tradizione cristiana la figura del Cristo crocifisso è il centro da cui scaturisce la salvezza. Il punto è la più elementare delle figure geometriche, ma anche la potenza crescente e il fine delle cose. Il cerchio rappresenta la divinità, la perfezione e l’eternità. Il cerchio iscritto nel quadrato è simbolo della divinità rivelata e nascosta nel creato (il quadrato esprime infatti la creazione). Nella decorazione è inoltre possibile ricavare anche un triangolo equilatero simbolo del numero tre, della divinità e della proporzione. Il motivo della croce indica il congiungimento tra cielo e terra, e rappresenta il Verbo, la seconda persona della Trinità. L’utilizzo della geometria sacra, chiamata a volte linguaggio della luce, fa si che l’uomo comprendendo i simboli geometrici, possa cogliere l’armonia con sé stesso e con la creazione.
Il bellissimo crocifisso ligneo che regge tutta la tensione prospettica dell’edificio, proviene da Ortisei (Val Gardena) ed è composto dal Cristo in legno policromo con aureola in argento 800 dorata e contornata da pietre in cristallo bianco montato su croce di legno massello più il cartiglio con incisa la scritta INRI. La scultura è in legno di ciliegio, con base di imprimitura di gesso di colore arancio chiaro, successivamente dipinta con tecnica a tempera (con sovrapposizione di velature di colore da scuro a chiaro per quanto riguarda l’incarnato e a corpo per quanto riguarda la veste). Le parti rosse del sangue sono eseguite con tecnica ad olio mentre per le lacrime è stata usata una resina trasparente.